Ho appreso alcuni giorni fa che in un libro-intervista (Ein Leben ne è il titolo) Sua Santità Benedetto XVI si è espresso ancora una volta e in modo come sempre incontrovertibile contro le nozze gay, descrivendole, e perciò stesso equiparandole all’aborto, come il frutto del potere spirituale dell’Anticristo. La minaccia alla Chiesa – prosegue il Papa Emerito – sta nella nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo.
La mia è una citazione fedele, come dimostrano i corsivi; non ho ancora letto il libro (la prima edizione è in lingua tedesca, che non conosco; pare che per le edizioni inglese e italiana occorra attendere l’autunno di quest’anno). Lo dico per prendere le distanze da eventuali inesattezze nel riportare il vero pensiero di Benedetto XVI, cosa che mi dispiacerebbe moltissimo; travisare è una delle cose più facili e detestabili al mondo. D’altronde il fatto che numerose testate giornalistiche di diversi orientamenti citino le stesse identiche parole fa pensare che esse corrispondano esattamente a quanto pronunciato da Ratzinger e fedelmente riportato dal suo intervistatore Peter Seewald. Mi muoverò pertanto da quello che so.
In realtà c’è anche un’altra faccenda, non meno importante della prima: a dare man forte a questa corrente di pensiero teologico e morale scende in campo una larga fetta della cattolicità (la stessa che non guarda con eccessiva simpatia l’altro Papa, Francesco, colpevole di aperture in odore di eresia nei confronti del mondo laico). Ho letto, dietro indicazione di mia moglie, alcuni interventi facebookkeschi di una lanciatissima giornalista supercattolica, idolatrata da decine di migliaia di fans-seguaci, che ha addirittura disdetto – e prontamente pubblicizzato, ça va sans dire – l’abbonamento a Canale Disney, reo a suo dire di fare propaganda alla cultura LGBT (sic!). Tutto ciò perché uno dei protagonisti di un (credo) cartone animato sarebbe una lesbica con tanto di fidanzata. Ohibò!
Prendere la penna – sia pure elettronica – per trattare un argomento di questo calibro mi fa tremare le vene ai polsi: innanzi tutto per la mia ignoranza generica e specifica, poi anche per la vastità del tema, e per la sua delicatezza, le sue ripercussioni sulla società e per il fatto che sapienti di tutte le possibili parrocchie ne hanno già parlato e sparlato in lungo e in largo, e da tempo immemorabile.
La paura di non avere nulla di significativamente nuovo da dire non credo però debba ostacolare l’espressione del mio pensiero: soprattutto quando l’arroganza e la mancanza di sensibilità – da entrambe le parti, posto che di parti ne esistano solo due – la fanno da padrona e fanno deragliare i contendenti da quel modo di comportarsi che dovrebbe essere la cifra stilistica di ognuno di noi, credente oppure no.
Insomma: adesso, basta! Chiunque parli (sia bianco-, rosso- o nero-vestito) impari a farlo con rispetto e con amore nei confronti di coloro di cui non condivide le idee.