Era il 4 di febbraio di un anno fa, il 2019,quando ad Abu Dhabi Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar si sono incontrati per firmare un atto di straordinaria importanza, il Documento sulla fratellanza umana, una dichiarazione pensata nella prospettiva della riconciliazione delle persone di buona volontà al servizio della pace universale.
Da quel primo gesto – e dalla Conferenza per la Fratellanza Umana, che si è svolta sempre ad Abu Dhabi e proprio in quei giorni – è successivamente nato l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, forte anche del sostegno degli Emirati Arabi Uniti.
In questo primo momento il Comitato vede all’opera rappresentanti di tutte e tre le religioni abramitiche – ebrei, cristiani e musulmani – ma il suo sviluppo ulteriore comprenderà esponenti di altre fedi.
Bellissimi i progetti, quali la consulenza sulla edificazione – ancora nella capitale degli Emirati – di una monumentale e suggestiva Abrahamic Family House, che a sua volta dovrebbe comprendere una sinagoga, una chiesa cristiana e una moschea costruite distinte ma vicine.
L’enorme impatto simbolico del progetto visualizzerà meglio di tante parole l’obbiettivo finale della iniziativa, ovvero il rispetto reciproco, il dialogo incessante e la coesistenza pacifica: una strategia che ci si augura possa venire estesa quanto prima anche alle religioni non abramitiche.
Al di là dei progetti futuri, una prima importante realizzazione pratica si è avuta il 14 maggio 2020, quando le tre religioni, in tutto il mondo, si sono riunite in una giornata di preghiera e di digiuno per superare la pandemia del Covid-19: “La massiccia risposta a questo invito alla preghiera ricevuta da leader e persone di tutto il mondo è una testimonianza concreta della solidarietà umana e ci fa sperare di poter raggiungere l’unità globale basandoci sui principi di fratellanza umana per la protezione, la sicurezza e la salute dell’umanità”: sono parole del giudice Mohamed Abdel Salam, segretario generale del Comitato.