Atteniamoci ai fatti. Il Papa Emerito se la prende contro la dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche. Bene: gioverà ricordare rispettosissimamente a Sua Santità che per secoli – forse millenni – la Chiesa cristiana e cattolica ha avuto l’agio di fare tutto quello che voleva, sia pure di conserva con il peggior potere secolare; tra le tante malefatte, ha bruciato vivi gli omosessuali – spesso semplicemente sulla base di sospetti e delazioni – sostituendo i regolari processi con torture tanto incredibili quanto scellerate. La dittatura mondiale a cui Ratzinger si riferisce è in realtà, almeno in questo caso, un approccio che mira all’equidistanza, a ridare voce a coloro che la voce non l’hanno avuta per troppo tempo; un rispetto profondo per l’essere umano e per le sue scelte.
Una illuminata dei nostri tempi – Evelyn Beatrice Hall, nel 1906, nel libro The Friends of Voltaire – ha detto: non condivido le tue idee, ma darei la vita perché tu le possa esprimere. Ecco: questo mi sembra un buon punto di partenza, l’unico possibile a dire il vero, per ogni successivo rapporto tra opposte sponde. Comprendere e rispettarsi, senza peraltro omologarsi. Che c’entra l’Anticristo in tutto ciò?
Mi pare che questa frangia di cattolicesimo – non saprei come definirla: la destra? I fondamentalisti? ogni definizione mi sembra ridicola e inadeguata, ma in qualche modo è pur necessario esprimersi – ignori un dato di fatto fondamentale, che in realtà fa da sbarramento a tutto il resto: non credere in Dio e non essere per nulla interessati alla trascendenza è un diritto inalienabile, non un reato, un errore o una vergogna. La visione laica del mondo, lungi dall’essere una possessione diabolica, è una Weltanschauung sacrosanta, perfettamente comprensibile, spesso associabile a una ammirevole maturità umana. Parlo da credente. Un credente rispettoso, tutto qui.
Il razionalismo di matrice laica, nello specifico l’Illuminismo, ha contribuito non di poco a fermare la piissima mattanza di supposti eretici, streghe e stregoni: temo che la questione sia serenamente fuori discussione (l’ultimo rogo documentato avvenne nel 1793, in termini storiografici un quarto d’ora fa…) e se fossimo capaci di adottare la bene-dizione come strumento comunicativo, al posto della male-dizione, ce ne accorgeremmo facilmente e onoreremmo con cuore una mentalità magari lontana dalla nostra, ma che pure ci ha consentito di diventare migliori.
Un sacerdote cattolico, missionario della Consolata, tanti e tanti anni fa durante una conversazione privata, mi disse : È così difficile credere! Dio gioca a nascondino. Questa sua espressione mi colpì moltissimo, tanto più perché proveniva da una creatura che stava regalando la sua esistenza al servizio degli altri e lo faceva in un ambiente particolarmente disagiato (il Madagascar), soffrendo la stessa sofferenza di coloro che cercava di aiutare. Una testimonianza di fede sincera e di prima mano. Convincente.
Piaccia o no, la dimensione di Dio, comunque lo si concepisca, è il silenzio: un silenzio assordante, anche disumano, continuato ostinatamente dopo disastri naturali di portata immane e persino dopo le maggiori tragedie prodotte dalla follia umana (rileggiamo il celeberrimo Il concetto di Dio dopo Auschwitz, di Salmen Gradowski).
Il silenzio di Dio – la morte di Dio – e la conseguente crisi dell’uomo moderno è il terribile leitmotiv che percorre trasversalmente tutta la letteratura del Novecento, così come la filosofia. Anche la teologia, a più riprese, ha dovuto fare i conti con il fenomeno. Pensare che così tanti intellettuali di alta levatura e di diverso orientamento abbiano parlato non sulla base di un disagio esistenziale profondo, dolente e sincero, ma perché indemoniati o ispirati dall’Anticristo – o Anticristi essi stessi – credo faccia sorridere anche parecchi tra i credenti più ortodossi.