Per troppo tempo abbiamo sentito frasi come la preghiera può guarire questa malattia. L’orientamento sessuale non è mai una malattia. Sono malattie le paranoie con cui affrontiamo l’argomento. La legge divina è una cosa seria: ma nessuno, come dicevo prima, deve sentirsi obbligato a credere in una legge che per sua natura afferisce a una sfera impalpabile, diafana, alla quale si può arrivare esclusivamente con un atto di fede, non di rado eroico, e dunque eccezionale. Comunque al di fuori della portata di uno sforzo semplicemente umano.
Nessuno può obbligare nessun altro a credere a una legge – al contrario di quanto succede invece per la legge civile, il cui rispetto immediato è correlato con la nostra sopravvivenza fisica hic et nunc – che scaturisce da un autore invisibile. E chi crede, di conseguenza, non ha alcun diritto di sentirsi superiore o depositario di una Verità Unica che solo lui conosce.
Negli Stati Uniti, alcune chiese cristiane (non cattoliche) erano solite imprigionare i ragazzi ritenuti affetti da tendenze omosessuali al fine di costringerli a guardare ore e ore, ogni giorno, video pornografici eterosessuali. Tutto questo per guarire i giovani rampolli, facendo loro vedere che cosa fa un vero maschio con una vera femmina.
Quando finalmente la polizia venne a conoscenza del fenomeno – tutt’altro che circoscritto o occasionale, e coperto dall’alto, come al solito, dal potere economico e politico, oltreché da quello religioso – e intervenne, mise in galera i responsabili lasciando liberi i ragazzi, che nel frattempo però avevano riportato ferite psicologiche incommensurabili.
Altre religioni ancora oggi condannano a morte gli omosessuali. Ha fatto il giro del mondo la straziante fotografia dei due diciottenni, Mahmoud Asgari e Ayaz Marhoni, con gli occhi coperti da una benda, scattata in uno stato islamico poco prima che i due giovani venissero impiccati perché accusati da un loro compagno di essere gay e di amarsi.
Cambiano gli orientamenti dottrinali, non gli effetti devastanti.
C’è qualcosa che non funziona. Qualcosa di grosso.
Una religione dovrebbe fare stare meglio gli uomini, non certo il contrario. Ci sono principi saldi e irrinunciabili che vanno annunciati – ma tra annuncio e denuncia c’è comunque una gran bella differenza – e d’altro canto è perfettamente vero che la religione non è una pillola contro il mal di testa o un club mediterranée; tuttavia, quando un credo religioso arma anche solo di parole un suo gruppo contro un altro gruppo, quando di continuo crea incomprensioni e favorisce divisioni occorre iniziare a chiedersi se è una buona o una cattiva religione. Non vogliamo finire per dare ragione a quegli intellettuali che sostengono che è l’uomo ad avere creato Dio, non il contrario.
La legge divina diventa dottrina quando si immerge nell‘amore, altrimenti resta soltanto legge. Non molto più nobile di un regolamento di condominio. Lo sanno bene quelle madri che hanno un figlio omosessuale. Di solito non agiscono brandendo articoli di codice come scimitarre o mitragliando citazioni bibliche ad altezza d’uomo; semplicemente amano, e spesso in silenzio.
Che poi, la Bibbia. La Bibbia – e per i cristiani, anche il Vangelo – contiene pochissimi accenni di morale sessuale relativi a questo particolare aspetto; e quei pochi sono anche parecchio controversi. Ad esempio, la rilettura moderna, che da Bailey arriva fino a Boswell, del capitolo dedicato alla distruzione di Sodoma, è stata condotta con strumenti linguistici rigidamente neutrali rispetto al passato: in pratica, non si è adattata la traduzione a un preconcetto, ma ci si è costruita una opinione in base a quello che è saltato fuori dalla traduzione. E che cosa è saltato fuori, da questa traduzione? Semplice, che con ogni probabilità la colpa dei sodomiti non era affatto collegata a un peccato di natura sessuale; piuttosto, era una violazione del dovere, ritenuto sacro, dell’ospitalità. Quasi l’esatto opposto di quello che ci è stato tramandato dalla tradizione. Non a caso il nuovo modo di affrontare il passo biblico viene deriso e ridicolizzato dai benpensanti. Un atteggiamento, questo, che sa parecchio di déjà vu. Vogliamo ricordare Galileo?