Le unioni omosex e l’Anticristo

Potrei continuare a lungo, anche utilizzando un argomento che mi piace poco, perché mi sembra un colpo basso; l’ultimo argomento da usare quando non se ne hanno altri a disposizione. Credo tuttavia doveroso ricordare non solo a Sua Santità che la Chiesa cattolica – quella che conosco meglio: sulle altre non mi pronuncio, ma neppure escludo a priori – è piena zeppa di omosessuali. Anche senza toccare il tasto dolentissimo della pedofilia, che in realtà c’entra poco o nulla con l’omosessualità classica, non si può passare sotto silenzio il fatto che il clero annovera al suo interno numerosi esponenti gay, più o meno dichiarati o riconoscibili. Il problema – e qui parlo apertamente di problema, visto che quelle stesse persone si permettono poi il lusso di salire sul pulpito per pontificare e stigmatizzare brutalmente – è così serio ed esteso che ha determinato l’istruzione di numerose commissioni specifiche, ancorché parecchio defilate; sull’argomento, tra gli altri, è intervenuto qualche anno fa anche Marco Politi, con il suo bellissimo e tagliente La confessione. Un prete gay racconta la sua storia (Editori Riuniti, 2000). Se è vero che conta il messaggio e non il messaggero, è altrettanto vero che siamo normalissimi esseri umani, e che gli esseri umani hanno bisogno anche di (buoni) esempi. Può generare sconcerto e confusione vedere le persone agire in un modo e predicare in un altro; assumendo per giunta toni millenaristici.

Il diritto all’unione civile tra persone dello stesso sesso è assolutamente irrinunciabile in una civiltà moderna; anzi, in una civiltà punto e basta. Uno stato ha il preciso dovere di essere laico, ovvero equidistante da tutti i suoi membri; e deve tutelare quei cittadini che possono essere vittime di coloro ai quali questa equidistanza non garba per nulla. Tutto ciò può sembrare a qualcuno la conseguenza di una possessione demoniaca; invece non lo è, è semplicemente il frutto di un senso civico giunto a maturità.

Tuttavia, ammettere tout court l’esistenza di altri modi di pensare rispetto al nostro non basta ancora: bisogna andare molto oltre e iniziare ad amarli, questi modi; a comprenderli, onorarli e favorirli, pur senza farli propri e solo se a loro volta non portano violenza o sopraffazione.

La benedizione non è una suppellettile o un modo eccentrico di comunicare con gli altri: è una maniera concreta e appassionata per migliorare l’esistenza di tutte le persone che condividono con noi l’appartenenza alla condizione umana.

La comprensione benedicente (la compassione buddhista) è la scintilla che il Creatore ha voluto inserire nella Creatura.

Che Dio benedica il Papa Emerito.

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